ESTERI: USA, ELEZIONI DI META' MANDATO
Doppia vittoria per i democratici: dopo la camera, il partito dell'asinello conquista anche il senato aggiudicandosi il decisivo cinquantunesimo seggio della Virginia (che sarà assegnato a James Webb). Per Bush inizia ora una fase difficile: che tipo di linea politica adotterà visto che non ha piu' la leadership dalla sua parte. Per il presidente della Casa Bianca è la prima sconfitta dopo sette anni di presidenza, il primo segno di un'America che vuole voltare pagina.
Si ridisegna così con queste elezioni di medio termine l'assetto politico di molti stati: dopo una parentesi di dieci anni i democratici tornano ad avere stati chiave come quello di New York, con Eliot Spitzer che va al posto del repubblicano George Pataki; e il Massachusetts, vinto da Deval Patrick (il secondo afroamericano ad essere eletto governatore nella storia degli Usa), che sostituirà il repubblicano Mitt Romney. Seguono l'Ohio, l'Arkansas e il Colorado, tre stati tradizionalmente, o almeno recentemente, repubblicani, oltre al Maryland. L'onore dei repubblicani viene salvato dall'ex attore di origine austriaca Arnold Schwarzenegger, rieletto trionfalmente in California; da Charlie Crist in Florida (che sostituirà Jeb Bush, il fratello del presidente George W. Bush); e da Rick Perry in Texas, che aveva sostituito il presidente Bush una volta che questi era arrivato alla Casa Bianca.
Delineato il nuovo "assetto territoriale" Bush si trova ora a dover affrontare tre questioni: la prima è l'ammettere la sconfitta. Il presidente si difinisce direttamente "responsabile della sconfitta", nel momento in cui "gli americani vogliono che ci muoviamo in una nuova direzione". La seconda questione riguarda la guerra in Iraq, una guerra scatenata senza ragione e senza diritto. La terza questione, come scrive Ezio Mauro, " è semplicemente la fine dell'ultima ideologia superstite dopo la chiusura del Novecento, o meglio della prima ideologia che è stata calata sul nuovo secolo. È la nuova etica selettiva della destra americana che pretende di incarnare i valori di un cristianismo fondamentalista - meno il rifiuto della guerra - fino al punto da farsi spada, trasformando ovunque e per tutti quei valori in politica: assegnando così agli Usa un ruolo tutto ideologico e addirittura metafisico di ri-ordinatore del mondo, prima del diritto, degli organismi internazionali di garanzia, del concetto stesso di Occidente".
1 commento:
IO RESTO SEMI-FILO-BUSHIANO,CIOè NN APPROVO APPIENO LA POLITICA ESTERA DI BUSH, ANKE SE ERO FAVOREVOLE SIA ALLA GUERRA IN AFGANISTAN ED IN IRAK E SAREI FAVOREVOLE ANKE A BOMBARDARE IL NORDCOREA. RESTA IL FATTO KE EGLI SIA UN BUFFONE, KE FA RIMA CON...SE PENSO PERò KOSA POTREBBERO FARE I DEMOCRATICI IN MATERIA DI TEMI ETICI, MI VIENE IN MENTE ZAPATERO E PANNELLA ED ALLORA MI DIKO: W BUSH...IN ATTESA DI VEDERE GIULIANI, EX SINDACO DI NEW YORK, AL SUO POSTO!!! MEGLIO LUI DELLA PLURICORNIFICATA HILARY CLINTON...
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