All’Alberghiero di Lavinio una conferenza sui “child-soldiers”. All’incontro presenti Viviana Valastro e Rita Rossi, membri del “Save the Children”. Inoltre la testimonianza di John Baptist Onama ex-bambino soldato in Uganda
Bambini in guerra, vittime e carnefici: nel mondo sono mezzo milione i minori che combattono negli eserciti regolari e nei gruppi armati di 85 paesi del mondo. Costretti ad uccidere, a decidere della vita altrui. Un’infanzia- la loro- violata, negata e rubata: ragazzi cresciuti troppo in fretta e catapultati in un mondo di odio e dolore, dove le guerre le scatenano i “grandi” ma a doverle combattere sono spesso i bambini, dai 7 ai 18 anni, di entrambi i sessi.
Reclutati, spediti al fronte, abbandonati al fuoco nemico: questo è il destino dei “baby-soldiers”, un fenomeno globale di dimensioni rilevanti, tema centrale della conferenza che si è tenuta questa settimana all’istituto Alberghiero “Marco Gavio Apicio” di Lavinio. L’iniziativa rientra nel progetto “ L'infanzia negata: dall'inferno di Terezin ai bambini dannati di oggi"- una rivisitazione della Shoah non circoscritta alla sola giornata della Memoria del 27 gennaio- lanciata dallo staff dei docenti dell’Alberghiero con il patrocinio del Comune di Anzio. A presenziare l’incontro Viviana Valastro e Rita Rossi, esponenti dell’Organizzazione per i diritti dei bambini “Save the Children” e John Baptist Onama, ex bambino soldato, oggi docente di Europrogettazione per lo sviluppo alla facoltà di scienze politiche dell’Università di Padova. Onama è nato in Uganda (Africa Orientale), a tredici anni è stato costretto ad indossare una divisa e ad imbracciare un kalashnikov. Ha visto violare i suoi diritti umani, ha dovuto combattere ed uccidere. Oggi si batte per assicurare a tutti i bambini un’infanzia dignitosa .
Il fenomeno dei bambini-soldato colpisce soprattutto l’Africa, dove sono 120 mila i ragazzi reclutati nelle forze armate. John B. Onama ha raccontato gli orrori del suo Paese, squarciato dal 1986 da una lotta tra l’esercito regolare e i guerriglieri del LRA (Lord's Resistance Army), capeggiati da Joseph Kony, a cui nel 1997 si è aggiunta la resistenza delle Forze Islamiche alleate. Spalleggiati dal regime sudanese- che dà rifugio e procura armi al LRA- gli uomini di Kony imperversano nelle province settentrionali dell’Uganda, uccidendo uomini, violentando donne e sequestrando bambini. Questi, se molto piccoli vengono impegnati come trasportatori oppure vengono arruolati. “Agli occhi dei guerriglieri i bambini sono facili da manipolare- ha spiegato John B. Onama- e, soprattutto, non chiedono di essere pagati, richiedono razioni minime rispetto agli adulti e sono spesso schierati in prima linea, per liberare il campo da eventuali mine anti-uomo ed aprire la strada alle truppe adulte”.
Quello dell’Uganda non è un caso isolato, il fenomeno dei “baby-soldiers” vede coinvolti altri Paesi come Congo, Sierra Leone, Somalia, Costa d’Avorio, Sudan, Colombia, Cambogia, Filippine, Afganistan, Stati Uniti.... Anche le ragazze sono arruolate come “militari”: vengono rapite, vendute a gruppi armati, stuprate. Se tornano a casa vengono trattate come prostitute e cacciate via. In Etiopia, per esempio, si stima che le donne e le bambine costituiscano il 25-30% delle forze di opposizione armata. Povertà e miseria, assenza di un solido apparato statale e carenza di strutture scolastiche, sono la premessa e la conseguenza di anni di anni di guerra o di devastanti conflitti armati. “Per questo Save the Children – dice Rita Rossi- ha lanciato la campagna “Riscriviamo il Futuro” per garantire il diritto all’istruzione agli otto milioni di bambini nei paesi in guerra o post-conflitto entro il 2010. Andare a scuola vuol dire imparare a leggere e a scrivere, a riconoscere le mine anti-uomo, ad evitare di farsi arruolare e soprattutto significa vivere una parte della giornata nella normalità e in un posto di sicuro”. Grazie proprio all’istruzione John B. Onama si è salvato: dopo essere fuggito dalle fila del LRA è riuscito a completare gli studi primari presso la scuola gestita dai padri cambogiani. A fine conferenza gli studenti dell’Alberghiero hanno rivolto una serie di domande ai relatori ed hanno poi letto le testimonianze di alcuni baby-soldiers. Un monito per non dimenticare che in tutto il mondo vi sono giovani ai cui è stato negato il diritto all’infanzia, non sono stati mai bambini. (lc)
Bambini in guerra, vittime e carnefici: nel mondo sono mezzo milione i minori che combattono negli eserciti regolari e nei gruppi armati di 85 paesi del mondo. Costretti ad uccidere, a decidere della vita altrui. Un’infanzia- la loro- violata, negata e rubata: ragazzi cresciuti troppo in fretta e catapultati in un mondo di odio e dolore, dove le guerre le scatenano i “grandi” ma a doverle combattere sono spesso i bambini, dai 7 ai 18 anni, di entrambi i sessi.
Reclutati, spediti al fronte, abbandonati al fuoco nemico: questo è il destino dei “baby-soldiers”, un fenomeno globale di dimensioni rilevanti, tema centrale della conferenza che si è tenuta questa settimana all’istituto Alberghiero “Marco Gavio Apicio” di Lavinio. L’iniziativa rientra nel progetto “ L'infanzia negata: dall'inferno di Terezin ai bambini dannati di oggi"- una rivisitazione della Shoah non circoscritta alla sola giornata della Memoria del 27 gennaio- lanciata dallo staff dei docenti dell’Alberghiero con il patrocinio del Comune di Anzio. A presenziare l’incontro Viviana Valastro e Rita Rossi, esponenti dell’Organizzazione per i diritti dei bambini “Save the Children” e John Baptist Onama, ex bambino soldato, oggi docente di Europrogettazione per lo sviluppo alla facoltà di scienze politiche dell’Università di Padova. Onama è nato in Uganda (Africa Orientale), a tredici anni è stato costretto ad indossare una divisa e ad imbracciare un kalashnikov. Ha visto violare i suoi diritti umani, ha dovuto combattere ed uccidere. Oggi si batte per assicurare a tutti i bambini un’infanzia dignitosa .
Il fenomeno dei bambini-soldato colpisce soprattutto l’Africa, dove sono 120 mila i ragazzi reclutati nelle forze armate. John B. Onama ha raccontato gli orrori del suo Paese, squarciato dal 1986 da una lotta tra l’esercito regolare e i guerriglieri del LRA (Lord's Resistance Army), capeggiati da Joseph Kony, a cui nel 1997 si è aggiunta la resistenza delle Forze Islamiche alleate. Spalleggiati dal regime sudanese- che dà rifugio e procura armi al LRA- gli uomini di Kony imperversano nelle province settentrionali dell’Uganda, uccidendo uomini, violentando donne e sequestrando bambini. Questi, se molto piccoli vengono impegnati come trasportatori oppure vengono arruolati. “Agli occhi dei guerriglieri i bambini sono facili da manipolare- ha spiegato John B. Onama- e, soprattutto, non chiedono di essere pagati, richiedono razioni minime rispetto agli adulti e sono spesso schierati in prima linea, per liberare il campo da eventuali mine anti-uomo ed aprire la strada alle truppe adulte”.
Quello dell’Uganda non è un caso isolato, il fenomeno dei “baby-soldiers” vede coinvolti altri Paesi come Congo, Sierra Leone, Somalia, Costa d’Avorio, Sudan, Colombia, Cambogia, Filippine, Afganistan, Stati Uniti.... Anche le ragazze sono arruolate come “militari”: vengono rapite, vendute a gruppi armati, stuprate. Se tornano a casa vengono trattate come prostitute e cacciate via. In Etiopia, per esempio, si stima che le donne e le bambine costituiscano il 25-30% delle forze di opposizione armata. Povertà e miseria, assenza di un solido apparato statale e carenza di strutture scolastiche, sono la premessa e la conseguenza di anni di anni di guerra o di devastanti conflitti armati. “Per questo Save the Children – dice Rita Rossi- ha lanciato la campagna “Riscriviamo il Futuro” per garantire il diritto all’istruzione agli otto milioni di bambini nei paesi in guerra o post-conflitto entro il 2010. Andare a scuola vuol dire imparare a leggere e a scrivere, a riconoscere le mine anti-uomo, ad evitare di farsi arruolare e soprattutto significa vivere una parte della giornata nella normalità e in un posto di sicuro”. Grazie proprio all’istruzione John B. Onama si è salvato: dopo essere fuggito dalle fila del LRA è riuscito a completare gli studi primari presso la scuola gestita dai padri cambogiani. A fine conferenza gli studenti dell’Alberghiero hanno rivolto una serie di domande ai relatori ed hanno poi letto le testimonianze di alcuni baby-soldiers. Un monito per non dimenticare che in tutto il mondo vi sono giovani ai cui è stato negato il diritto all’infanzia, non sono stati mai bambini. (lc)
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