RAGAZZI E TV: QUANDO LA PUBBLICITÀ FA INGRASSARE
Obesità infantile e indigestione da spot: al Paradiso sul mare di Anzio mercoledì 18 aprile un seminario dal titolo “Come difendersi dalla pubblicità” tenuto da Anna Oliviero Ferraris.
Paesi della fame e Paesi dell’opulenza: mentre nel terzo mondo milioni di bambini muoiono di fame, nelle nazioni industrializzate i bambini mangiano troppo. L’Italia detiene il primato degli adolescenti più grassi d’Europa: nel nostro Paese oltre il 30% di ragazzi è in soprappeso e tra questi il 10% è obeso. Di chi è la colpa? Dei genitori, della televisione o di entrambi?
Una cosa è certa, oggi il piccolo schermo è diventato troppo “appetitoso”: con i suoi spot pubblicitari sponsorizza alimenti poco sani e altamente calorici. La scuola elementare- materna A. Castellani di Nettuno propone, mercoledì 18 aprile presso la sala degli specchi del paradiso sul mare di Anzio alle ore 1700, un seminario dal titolo “Come difendersi dalla pubblicità” tenuto da Anna Oliviero Ferraris, docente ordinario della facoltà di Psicologia all'Università "La Sapienza" di Roma. Il seminario è una tappa del progetto sperimentale “Cosa c’è in tv? Cibo e pubblicità in televisione”organizzato dall’associazione “La Tamerice”, dal comitato genitori scuola Castellani, patrocinato dalla Regione Lazio Ass. Ambiente e cooperazione tra i popoli.
“I ragazzi- ci spiega il comitato gentirori- hanno letto il libro “Tv per un figlio” della Ferraris, hanno poi svolto attività in classe ed incontrato i nonni del centro sociale, i quali hanno racconatto la loro infanzia focalizzando l’attenzione sull’importanza del tempo libero e su cosa mangiavano a meranda. I genitori, invece, hanno partecipato all’incontro con la nutrizionista Aimati durante il quale è stato proiettao il film “Super Size me” per riflettere sugli effetti negativi degli spot, sulla pische dei bambini ed il forte condizionamento pubblicitario”. Una soluzione? Serve un consumo più intelligente del piccolo schermo e soprattutto evitare che i propri figli diventino dei telidipendenti. I messaggi pubblicitari rivolti ai giovani sono ideati per attirare la loro attenzione, sono ripetitivi e li coinvolgono emotivament. Si è calcolato che circa il 95%-99% degli spot, proposti durante le trasmissioni nelle ore pomeridiane, promuovono cibi ipercalorici ricchi di grassi, zuccheri e sale. L’autorevole rivista americana “New England Journal of Medicine” ha pubblicato una revisione di 123 studi sul marketing dei prodotti alimentari per bambini e adolescenti, che evidenzia la stretta correlazione tra la pubblicità rivolta ai più piccoli e le loro scelte poco dietetiche. L’Istitute of Medicine (Iom), responsabile di questa revisione, lancia un’accusa precisa alle industrie alimentari, che con il loro marketing poco etico “intenzionalmente si rivolgono a bambini troppo piccoli per distinguere la pubblicità dal vero, inducendoli a mangiare cibi spazzatura poveri di nutrienti ma elevati in calorie”. Secondo l’Iom, già a due anni la maggior parte dei bambini è in grado di riconoscere un prodotto al supermarket e di chiederlo insistentemente ai propri genitori.
Obesità infantile e indigestione da spot: al Paradiso sul mare di Anzio mercoledì 18 aprile un seminario dal titolo “Come difendersi dalla pubblicità” tenuto da Anna Oliviero Ferraris.
Paesi della fame e Paesi dell’opulenza: mentre nel terzo mondo milioni di bambini muoiono di fame, nelle nazioni industrializzate i bambini mangiano troppo. L’Italia detiene il primato degli adolescenti più grassi d’Europa: nel nostro Paese oltre il 30% di ragazzi è in soprappeso e tra questi il 10% è obeso. Di chi è la colpa? Dei genitori, della televisione o di entrambi?
Una cosa è certa, oggi il piccolo schermo è diventato troppo “appetitoso”: con i suoi spot pubblicitari sponsorizza alimenti poco sani e altamente calorici. La scuola elementare- materna A. Castellani di Nettuno propone, mercoledì 18 aprile presso la sala degli specchi del paradiso sul mare di Anzio alle ore 1700, un seminario dal titolo “Come difendersi dalla pubblicità” tenuto da Anna Oliviero Ferraris, docente ordinario della facoltà di Psicologia all'Università "La Sapienza" di Roma. Il seminario è una tappa del progetto sperimentale “Cosa c’è in tv? Cibo e pubblicità in televisione”organizzato dall’associazione “La Tamerice”, dal comitato genitori scuola Castellani, patrocinato dalla Regione Lazio Ass. Ambiente e cooperazione tra i popoli.
“I ragazzi- ci spiega il comitato gentirori- hanno letto il libro “Tv per un figlio” della Ferraris, hanno poi svolto attività in classe ed incontrato i nonni del centro sociale, i quali hanno racconatto la loro infanzia focalizzando l’attenzione sull’importanza del tempo libero e su cosa mangiavano a meranda. I genitori, invece, hanno partecipato all’incontro con la nutrizionista Aimati durante il quale è stato proiettao il film “Super Size me” per riflettere sugli effetti negativi degli spot, sulla pische dei bambini ed il forte condizionamento pubblicitario”. Una soluzione? Serve un consumo più intelligente del piccolo schermo e soprattutto evitare che i propri figli diventino dei telidipendenti. I messaggi pubblicitari rivolti ai giovani sono ideati per attirare la loro attenzione, sono ripetitivi e li coinvolgono emotivament. Si è calcolato che circa il 95%-99% degli spot, proposti durante le trasmissioni nelle ore pomeridiane, promuovono cibi ipercalorici ricchi di grassi, zuccheri e sale. L’autorevole rivista americana “New England Journal of Medicine” ha pubblicato una revisione di 123 studi sul marketing dei prodotti alimentari per bambini e adolescenti, che evidenzia la stretta correlazione tra la pubblicità rivolta ai più piccoli e le loro scelte poco dietetiche. L’Istitute of Medicine (Iom), responsabile di questa revisione, lancia un’accusa precisa alle industrie alimentari, che con il loro marketing poco etico “intenzionalmente si rivolgono a bambini troppo piccoli per distinguere la pubblicità dal vero, inducendoli a mangiare cibi spazzatura poveri di nutrienti ma elevati in calorie”. Secondo l’Iom, già a due anni la maggior parte dei bambini è in grado di riconoscere un prodotto al supermarket e di chiederlo insistentemente ai propri genitori.
La stessa A. Oliviero Ferraris ha dichiarato in un’intervista: “Quanti genitori lascerebbero entrare in camera dei propri figli un venditore di merindine o di giocattoli? Eppure la televisione entra liberamente nella vita dei bambini, proponendo modelli di comportamento e stili di vita che certamente contribuiscono alla diffusione dell’obesità infantile, e anche all’ossessione per la bellezza che caratterizza la nostra società”. Il paradosso dei media, ed in particolare del piccolo schermo, è proprio questo: se da una parte ci impongono di dimagrire, dall’altra ci propongono di continuo cibi allettanti e spesso presentati come icone di gioia familiare. La tv, come direbbe Karl Popper, è una cattiva maestra? “Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto”. (lc)
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